UNA INCLUSIVA SOSTENIBILE TECNOLOGICA

SINTESI INTRODUTTIVA

1. PORTO E TRASPORTI

Riconoscere il valore economico-sociale del porto attraverso l’istituzione di un assessorato deputato all’economia del mare e l’individuazione di un’area, alle spalle del porto nuovo, dove promuovere l’insediamento di attività (bar, ristorazione, fitness) favoriscano la socializzazione tra la comunità che opera nel porto e la cittadinanza.

Per promuovere il Porto Vecchio più che la nomina di “un ambasciatore” si propone che il nominato Consiglio di Amministrazione sia affiancato da un comitato d’indirizzo composto dai rappresentanti dei maggiori istituti di credito e delle compagnie di assicurazione nonché dell’Area di Ricerca, del Sincrotrone e dell’Università affinché attraverso i loro canali di conoscenza possano incanalare l’interesse di investitori nazionali e internazionali sull’area.

Adempiere all’obbligo sancito dagli artt. 5 e 9 dell’All. VIII al Trattato di Pace che consente al Comune di incassare solo quei tributi che siano il corrispettivo di servizi prestati in ambito portuale, cessando di avanzare pretese in materia di IMU sugli immobili portuali

Rafforzare la viabilità comunale a servizio del porto nuovo e dei flussi tra lo scalo e le zone industriali retroportuali, realizzando adeguati collegamenti che migliorino la rete viaria già esistente e ripensare il nostro datato piano della mobilità.

Favorire la trasformazione energetica in chiave sostenibile della città, favorendo lo sviluppo dell’utilizzo dell’idrogeno nel trasporto pubblico locale, promuovendo la realizzazione di una stazione di servizio a idrogeno.

 

2. COMMERCIO E TURISMO

Sospendere per tre anni la tassa occupazione suolo pubblico a carico delle attività commerciali di ristorazione e somministrazione e, in genere commerciali, come contributo del Comune per far fronte al dopo pandemia nonché di rimodulare l’imposta smaltimento rifiuti nei confronti delle medesime attività anche con una modifica del regolamento comunale che, a fronte una riduzione, imponga l’onere alle attività commerciali e ai condomini, di accollarsi la pulizia degli spazi pubblici antistanti.

Migliorare la qualità degli spazi cittadini, primo tra tutti il waterfront da liberare dalle autovetture, e dell’arredo urbano, aumentando ad esempio le panchine, e favorire l’aumento della sicurezza cittadina per il pubblico femminile.

Puntare su eventi di maggior richiamo, razionalizzati in un quadro di marketing territoriale che adegui l’offerta alle esigenze del turismo “post – COVID” e programmati con ampio anticipo, attingendo alle risorse della tassa di soggiorno.

Istituire un soggetto gestore di promozione e marketing a partecipazione mista pubblico – privato per favorire il turismo anche congressuale. Favorire la formazione professionale degli addetti del comparto.

Favorire un più veloce collegamento tra Trieste e Venezia, valorizzando anche la stazione di Villa Opicina, rinominandola Trieste-Nord.

 

3. SOSTENIBILITA’

Oltre a sviluppare una mobilità sostenibile e a rivedere il traffico cittadino, aumentando i trasporti pubblici, ampliare gli spazi collettivi (aperti e chiusi) e procedere alla messa in sicurezza del territorio, investendo sull’istruzione, per rendere gli edifici scolastici più moderni e connessi, supportando i medici di base per favorire lo sviluppo di una solida piattaforma di supporto medico alla popolazione, e incentivando la formazione di start up.

Fare di Trieste una smart city di riferimento in Italia e in Europa, puntando sulla tecnologia per la gestione della sicurezza, la manutenzione del territorio, il fiorire di edifici e parcheggi pubblici intelligenti, la creazione di smart grid su scala locale, la gestione dei rifiuti e delle aree verdi, favorire attraverso il 5G la realizzazione di reti e comunicazioni veloci e l’incentivazione della telemedicina.

Tutelare la salute dell’anziano, potenziando l’anziano attivo, con una città a sua misura (diffusione capillare di piccoli centri diurni multifunzionali, creazione di luoghi di incontro, socializzazione e apporto civico degli anziani, sostegno alla diffusione dell’attività fisico-motoria, interventi di domiciliarità innovativa e tecnologicamente avanzata).

 

4. LA CITTA’ DI FRONTE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Sono trascorsi ormai quasi trent’anni da quando per la prima volta il concetto di sviluppo sostenibile fu definito come lo “sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

Si chiedeva una crescita capace di coniugare efficienza economica, equità sociale e tutela dell’ambiente, quali elementi indispensabili per garantire la qualità della vita, senza pregiudicare le generazioni future. Oggi le criticità ambientali e sociali che sta attraversando il nostro Paese rendono ancora più attuale e urgente la necessità di ridare forza e gambe a questa visione della crescita, con una strategia di lungo periodo, che abbia l’obiettivo di assicurare qualità al vivere in città, attraverso la messa in essere di progetti e interventi che vadano anche verso la rigenerazione e riqualificazione sostenibile delle aree urbane, con innovazione ed efficienza dei servizi.

Si dovrebbe fare molto anche a Trieste ma siamo consapevoli che il quadro di finanza pubblica sta imponendo limiti alla possibilità di liberare le risorse necessarie a contribuire concretamente al rilancio di politiche per la sostenibilità.

Segnaliamo solo alcuni punti:

  • una politica energetica locale sostenibile
  • azioni di adattamento e mitigazione nel settore industriale per costruire gradualmente aree produttive ecologicamente attrezzate
  • implementazione dei monitoraggi sulla qualità dell’aria e del mare per realizzare un inventario delle emissioni a scala comunale che derivano, soprattutto, dal riscaldamento e dal traffico;
  • formazione professionale dei dipendenti pubblici per aumentare le competenze in campo ambientale;
  • mappatura delle zone urbane per evidenziare le “isole di calore” e elaborare progetti di mitigazione sia con l’aumento delle zone verdi che ipotizzando un aumento dell’indice di riflettenza del manto carrabile;
  • verifica sulla stabilità dei terreni e sulle reti di captazione delle acque per la loro congruità in relazione alle modifiche del regime delle precipitazioni.

 

5. LAVORARE PER UNA CITTA’ VERDE 

Aumentare la qualità urbana attraverso l’adozione di un protocollo standard per appalti e lavori pubblici, un programma di riqualificazione di piazze e spazi aperti incentrato soprattutto su quartieri periferici, la creazione di un’agenzia immobiliare per la gestione del patrimonio comunale, l’adozione di un piano strategico di sviluppo urbano e il ripensamento del piano parcheggi.

Il primo punto programmatico che dovrà impegnare la futura amministrazione comunale dovrà dunque essere quello di puntare sulla qualità urbanistica e architettonica delle città garantendo un’adeguata dotazione di infrastrutture verdi urbane e periurbane con una particolare attenzione per assicurare una buona qualità dell’aria che implica sia rendere più sostenibile la mobilità urbana, ampliare le zone pedonali, e operare, d’intesa con l’Autorità Portuale, per assicurare l’abbattimento dell’inquinamento delle navi che attraccano nel porto.

“Piante e aree verdi sono scomparse dai centri abitati per decenni, portando a un peggioramento della qualità dell’aria e alla formazione di isole di calore estremamente dannose per il microclima cittadino”

“Stiamo perdendo spazi comunitari: si può guadagnare molto dal re-imboschimento, non solo a livello ambientale ma anche sociale. La natura non fa bene solo all’economia, ma anche alla psiche”

Piantumazione di piante insieme allo sviluppo di orti, spazi sportivi e fitness all’aperto e percorsi pedonali.

Verifica e modifica delle norme urbanistico/edilizie e del regolamento edilizio per consentire la realizzazione di boschi verticali e l’utilizzo, ove possibile, dei tetti delle case anche per la piccola produzione.

I principali obiettivi strategici dovranno essere quelli di puntare sulla rigenerazione urbana e rafforzare la tutela del suolo ed estendere la riqualificazione, il recupero e la manutenzione del patrimonio edilizio esistente con un puntuale inventario, rione per rione del patrimonio disponibile e per la valutazione di un suo utilizzo principalmente sociale e collettivo ma anche per favorire l’insediamento di nuove attività di carattere economico.

Fra le linee di indirizzo si ritiene vada ulteriormente sviluppata la prevenzione e il riciclo dei rifiuti verso un’economia circolare e la gestione dell’acqua come risorsa strategica intervenendo sulle reti.

Inoltre fra gli indirizzi prioritari del Comune, nella gestione degli approvvigionamenti energetici e degli immobili di proprietà o per i quali è presente un onere di gestione particolare attenzione dovrà essere prestata all’abbattimento delle emissioni di gas serra, alla riduzione dei consumi di energia, al possibile sviluppo e/o uso da fonti rinnovabili.

 

6. RIQUALIFICARE IL CARSO 

Utilizzando la normativa forestale nazionale e regionale per avviare la ricomposizione fondiaria delle aree del Carso Triestino anche per un loro utilizzo, compatibile con le indicazioni urbanistiche e paesaggistiche, a fini produttivo agricoli e ricreativi. Riqualificazione dei percorsi pedonali e delle aree di sosta a scopo ricreativo e sportivo.

 

7. PERIFERIE

Continuare nella riqualificazione e riorganizzazione del patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale, anche con un suo incremento con l’obiettivo di contribuire alla rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati, anche attraverso la rigenerazione del tessuto urbano e socioeconomico; la finalità è il miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza dei luoghi urbani e della dotazione di servizi e delle infrastrutture urbano-locali  e la riqualificazione di aree e spazi già costruiti, soprattutto ad alta tensione abitativa, incrementando la qualità ambientale e migliorando la resilienza ai cambiamenti climatici.

Ripensare alla città degli “spazi aperti” anche con l’abbattimento di edifici non riqualificabili o riutilizzabili.

Una fase sperimentale potrebbe iniziare da Roiano già interessata ad una fase di concreta riqualificazione con i nuovi servizi e aree verdi previste dal progetto di riuso dell’ex caserma e potrebbe diventare la zona d’avvio per l’individuazione e l’utilizzo di modelli e strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano nonché di processi partecipativi.

 

8. INVECCHIARE ATTIVAMENTE

A fianco delle attuali politiche sociali (Il Comune di Trieste è una fra le amministrazioni che spende di più per gli anziani) favorire, gradualmente, con il coinvolgimento delle associazioni che già operano, delle società sportive e delle strutture delle parrocchie lo sviluppo di attività per il benessere fisico (attività motorie) delle persone anziane, del loro coinvolgimento in attività culturali e del tempo libero e di socializzazione con l’utilizzo degli spazi pubblici e, se disponibili, privati.

Valutare la possibilità di realizzare, nei rioni, centri di lettura.

Avviare un censimento delle strutture e degli spazi utilizzabili da riqualificare, nella gradualità delle disponibilità finanziarie, per le nuove attività.

Valutare con l’Azienda Sanitaria gli interventi possibili per la implementazione della prevenzione sanitaria.

 

9. POLITICHE PER I GIOVANI

Formazione e aiuto alla ricerca di lavoro per i giovani.

Integrare, fin dalla scuola primaria, lo studio delle lingue straniere valutando con le realtà scolastiche le forme, anche aggregate, di corsi aggiuntivi nonché delle competenze informatiche e digitali.

Contribuire alla ricerca di opportunità di lavoro per i giovani puntando alla realizzazione di nuovi spazi di coworking (ambienti lavorativi condivisi) o fab lab (piccoli laboratori digitali), con l’apertura di sportelli informativi nelle università e nei centri di aggregazione, con l’organizzazione di momenti di approfondimento sulle normative e sulle opportunità accessibili sul territorio, lavorando in sinergia con i centri per l’impiego, le associazioni di categoria, le rappresentanze sindacali, le aziende e fornendo consigli utili per l’avvio all’impresa e al crowdfunding (ricerca di finanziamenti diffusi) e per indirizzare la formazione professionale verso le opportunità d’impiego offerte dal mercato locale.

Favorire la realizzazione di una rete dedicata ai giovani per la condivisione di idee, progetti e opportunità di lavoro anche favorendo l’accesso al servizio civile stimolando l’adesione di Enti che operano sul territorio comunale per la presentazione di progetti coordinati.

Promuovere una campagna promozionale per evidenziare le opportunità offerte dal lavoro artigianale e il suo valore sociale.

 

 

10. POLITICHE CULTURALI E PER LO SPORT

Valorizzare uno spazio esistente o realizzarne uno nuovo, che possa divenire l’auditorium per la esclusiva fruizione della musica classica e del jazz, e favorendo la costituzione di una Fondazione deputata alla sua gestione.

A fianco dello sviluppo e della razionalizzazione delle strutture culturali della città, anche come attrattori del turismo, stimolare la presentazione di nuovi progetti di arte urbana sia  negli spazi pubblici che in quelli privati disponibili dagli operatori del territorio anche economici che potrebbero diventarne gli sponsor.

Individuare i muri liberi per la realizzazione di murales e le procedure per autorizzarli.

Favorire, individuando gli spazi e le forme possibili di sostegno, promozione e divulgazione, e attività artistiche dei tanti che, anche come crescita culturale personale, si dedicano alle arti figurative, alla fotografia, alla musica e alla produzione letteraria comprese le nuove espressioni del mondo giovanile.

Attrezzare delle aree per aumentare gli spazi riservati alle diverse discipline sportive, creando anche – ispirandosi alle buone prassi attuate da altre metropoli italiane ed estere – una Cittadella dello Sport con la riqualificazione di aree inutilizzate.

 

11. I CITTADINI E L’AMMINISTRAZIONE

Rimodellare il rapporto tra l’amministrazione e la comunità attorno al concetto di condivisione degli obiettivi, dei programmi e dei progetti che servono per realizzarli, ponendo al centro di questo rapporto il quartiere, quale luogo identitario e di appartenenza.

Il modello di collaborazione tra Comune e Comunità si dovrà basare su un accordo in cui tutti gli attori sono co-responsabili dei risultati di innovazione e miglioramento decisi insieme. L’obiettivo è costruire una città più sostenibile e intesa come bene comune e come risposta al venire meno del modello di partecipazione e decentramento basato sulle Circoscrizioni comunali che vanno ampiamente riviste nei loro poteri e come modello di partecipazione assegnando un budget del bilancio comunale per spese e investimenti che andranno decisi con una procedura di coinvolgimento della popolazione residente per rendere il quartiere nuova unità di misura della municipalità.

Il mancato ruolo delle Circoscrizioni e la crisi della rappresentanza delle forze politiche ha creato una frattura fra i cittadini e le amministrazioni comunali.

Riteniamo vadano ripensate forme più adeguate di partecipazione, partendo dai quartieri, per dare vita al programma di città collaborativa.

Pensiamo che l’appartenenza al proprio contesto di vita e alla comunità di riferimento, la conoscenza delle criticità rionali e lo stimolo alla collaborazione possa favorire lo sviluppo di un approccio collaborativo.

La prossimità di una presenza istituzionale e di un rapporto costante con le realtà associative delle diverse zone di Trieste può favorire gli scambi, le relazioni e, molto spesso, anche l’accesso ai servizi e alle opportunità, sia come cittadini-utenti che come fornitori.

L’implementazione dei servizi a livello locale e la loro prossimità limita gli spostamenti, favorisce il tempo di vita, avvicina la fruizione della città alle esigenze delle persone e alla tutela dell’ambiente.

La prossimità favorisce la realizzazione di progetti innovativi, perché basati sull’ascolto del contesto, e collaborativi, perché incamera le risorse che si possono esprimere a livello locale. Si può iniziare, in via sperimentale, da un quartiere periferico per valutare se poi possano essere moltiplicate in altri luoghi della città.

Il concetto di comunità di quartiere a cui ci si riferisce comprende tutti: cittadini singoli, residenti o domiciliati, italiani o stranieri, e associazioni di cittadini, in qualunque ambito operino; attività imprenditoriali o commerciali, singoli professionisti e competenze di qualunque ambito disciplinare; enti pubblici o comunque organizzazioni che possano avere un ruolo nel suggerire, progettare, realizzare e validare un’attività profit o no profit. L’importante è che la comunità sia quota parte del progetto, come titolare e come beneficiario finale.

L’obiettivo, nei percorsi di collaborazione, è di affrontare le sfide del quartiere ma anche quelle della città: come migliorare la mobilità, come potenziare i servizi per le fasce deboli della popolazione, come curare il territorio o come potenziare le infrastrutture e i servizi anche utilizzando processi digitali. Per migliorare la vita nei quartieri possiamo fare molto, in ambiti diversi. Perché i cittadini, le associazioni, le imprese, le scuole, le istituzioni della ricerca e della conoscenza sono soggetti competenti e determinanti per realizzare la città come bene comune, diventando protagonisti di progetti in grado di dare risposte a diversi tipi di problemi o esigenze.

 

12. TRIESTE CAPOLUOGO D’AREA

La città non è solo il capoluogo del Friuli Venezia Giulia ma, idealmente, il capoluogo del Carso a noi vicino, compreso il Carso Sloveno, e dell’Istria.

Può offrire a tutta l’area servizi compresi quelli del tempo libero, culturali, sanitari e commerciali anche per i giovani dei paesi vicini.

Il Comune dovrebbe implementare la riconoscibilità linguistica dei servizi offerti e coordinare una migliore efficienza del servizio pubblico di trasporto transfrontaliero e stimolare, d’intesa con la CCIAA la promozione della città aperta, capace di essere partner di progetti europei d’inclusione transnazionale.

Dovrebbe dialogare con l’Università per verificare le condizioni per aumentare la presenza di studenti stranieri, provenienti dall’area dei Balcani e dal Mediterraneo orientale valutando di mettere a disposizione parte del patrimonio pubblico abitativo per la loro accoglienza.

 

13. UNA NUOVA STRUTTURA BUROCRATICA PER IL COMUNE DEL 2030 

In vista degli appuntamenti e delle prospettive della città va riorganizzata la struttura burocratica del Comune con l’implementazione delle capacità professionali dei dirigenti e con una scelta di assessori che, nel rispetto delle diverse funzioni di indirizzo e di gestione, possano rappresentare effettive capacità di promozione e di coordinamento degli uffici.

 

PROGETTI

1. PORTO E TRASPORTI

  1. 1.1.   Istituzione dell’Assessorato dell’economia del mare 

La prossima Giunta comunale dovrà testimoniare la propria attenzione nei riguardi dell’economia del mare attraverso l’istituzione di un assessorato ad essa dedicato che – replicando a livello municipale quanto, grazie all’opera dell’International Propeller Club, si sta perseguendo a livello nazionale attraverso il ripristino di un Ministero dedicato al mare – renda stabile ed organica la proficua collaborazione tra il Municipio e le altre istituzioni nella gestione delle tematiche afferenti a tale cruciale comparto dell’economia, che si ha l’impressione sia stata fin qui il frutto dell’iniziativa personale di singoli pubblici amministratori.

  1. 1.2.   Istituzione di un Comitato d’Indirizzo per la promozione del Porto Vecchio

Sul fronte del Porto Vecchio, per promuoverlo più che la nomina di “un ambasciatore” si propone che il nominato Consiglio di Amministrazione sia affiancato da un comitato d’indirizzo composto dai rappresentanti dei maggiori istituti di credito e delle compagnie di assicurazione nonché dell’Area di Ricerca, del Sincrotrone e dell’Università affinché attraverso i loro canali di conoscenza possano incanalare l’interesse di investitori nazionali e internazionali sull’area.

  1. 1.3.   Nessuna di IMU sui beni utilizzati all’interno dei punti franchi

La futura Giunta si deve impegnare per dare definitiva soluzione al problema, denunciato in modo corale dagli operatori portuali, della perdurante insistenza del Comune ad assoggettare ad IMU i beni utilizzati all’interno dei punti franchi, affinché il Comune si decida a dare piena esecuzione anche sul piano fiscale al regime del Porto Franco internazionale – che consente al Comune (artt. 5 e 9 All. VIII) di incassare solo quei tributi che siano il corrispettivo di servizi prestati in ambito portuale (e l’IMU non corrisponde ad alcun servizio prestato in porichiesta rto dal Comune) – e a promuovere l’attuazione dei vigenti accordi tra Stato e Regione, che attribuiscono a quest’ultima di definire in modo autonomo le modalità di riscossione delle imposte locali anche in ambito portuale.

A questo riguardo la richiesta di passare, nell’attuazione dell’extradoganalità del Porto franco, dalle parole ai fatti, è un richiamo trasversale rivolto dall’intero ceto portuale non solo a governo e Regione, ma anche al Comune.

  1. 1.4.  Il Porto motore di rigenerazione di una zona periferica a ridosso del Porto Nuovo

Tutte le città-porto (Amburgo, Rotterdam, Singapore, Venezia, per citarne alcune) sono contraddistinte da una piena immedesimazione tra la città e il suo scalo.

Tale legame si registra anche nel rapporto tra Trieste e il suo Porto Franco internazionale, ma si regge su un delicato equilibrio che richiede costante cura e che, quantomeno negli ultimi vent’anni, non sempre nella nostra città ha ricevuto tutte le attenzioni necessarie.

Desideriamo dunque stimolare l’Amministrazione comunale a rinsaldare il rapporto tra città e porto.

Ci sono varie iniziative che possono rivelarsi utili al riguardo, ma oggi per ragioni di sintesi ne vorremmo indicare solo una, forse la più urgente:

Individuare un’area, alle spalle del porto nuovo, dove promuovere l’insediamento di attività (bar, ristorazione, fitness) che – come accade nel Reeperbahn di Amburgo o nel Clarke Quay di Singapore – favoriscano la socializzazione tra la comunità che opera nel porto e la cittadinanza. Ciò consentirebbe la rigenerazione di un’area periferica posta a ridosso del Porto Nuovo, e al contempo di rendere più vivace ed intenso il legame tra la comunità internazionale che anima il porto (Tedeschi, Danesi, Ungheresi, Turchi …) e la comunità triestina.

  1. 1.6.   Infrastrutturazione delle direttrici Porto / retroporto

Sotto la conduzione D’Agostino / Sommariva il Porto di Trieste ha iniziato un percorso trasformativo.

Freeste, Fernetti, Prosecco, Coselag (così come gli investimenti danesi, ungheresi e tedeschi nel Porto) sono altrettante iniziative che – nel quadro offerto dal regime di Porto Franco – candidano lo scalo triestino ad un ruolo di propulsore dell’area centroeuropea, per un verso grazie alle caratteristiche logistiche del Porto, per altro verso in ragione della possibilità di attrarre nel retroporto l’insediamento di attività industriali avanzate che, in una chiave di ricollocazione della nostra città nell’ambito delle catene globali del valore, pongano a sistema le potenzialità che caratterizzano Trieste grazie all’eccellenza della sua ricerca, alla sua capacità logistica e alla disponibilità di spazi.

E’ diffuso, tra gli operatori portuali, il convincimento che nel prossimo futuro il nostro scalo –per le ragioni che ho appena illustrato – attrarrà volumi di traffico assai superiori agli attuali, e che ciò si rifletterà sull’economia e sulla demografia cittadine.

Per assecondare la trasformazione in corso e consentire un armonioso fluire delle merci, specie di quelle destinate alle zone extradoganali dove ne avverrà la lavorazione industriale, appaiono indispensabili alcuni sforzi progettuali di cui è necessario il Comune si faccia carico.

Il primo consiste nel porre mano alla viabilità comunale a servizio del porto nuovo e dei flussi tra lo scalo e le zone industriali retroportuali, realizzando adeguati collegamenti che migliorino la rete viaria già esistente. Le infrastrutture di cui oggi dispone il nostro territorio, appena sufficienti a supportare il traffico attuale, è impossibile reggano l’impatto dei flussi che l’aumentato numero di Terminal e operatori apporterà alla nostra città, ed è dunque necessario porvi mano.

  1. 1.7.   Un nuovo piano della mobilità

L’imminente sviluppo dei traffici al quale ho appena accennato impone un ulteriore sforzo ideativo, consistente nel ripensare il nostro datato piano della mobilità.

E’ impellente infatti rimeditarne i contenuti – come pare l’amministrazione in carica abbia lodevolmente dichiarato di accingersi a fare – allo scopo di anticipare e soddisfare le future necessità di una città assai più popolosa rispetto a quella in declino demografico che oggi conosciamo.

Quando infatti, tra non molto, si inizieranno a cogliere i frutti del rilancio del nostro scalo e degli investimenti stranieri che lo stanno potenziando, sarà inevitabile una inversione del trend demografico della nostra città.

Vanno dunque incentivati la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico // e limitato il traffico privato, con pedonalizzazioni estese e l’eliminazione di aree di parcheggio in centro città (torneremo su questo concetto): a Trieste, in particolare, occorre restituire le rive alla mobilità pedonale, iniziativa che sarebbe in grado, da sola, di ridisegnare radicalmente il frontemare. New York, in questo senso, ha messo in cantiere la realizzazione di interi quartieri pedonali e anche Parigi ha scelto di stanziare 300 milioni di euro per la realizzazione di una capillare rete di piste ciclabili.

Il modello è quello delle “fifteen minutes cities”, ovvero delle città dove tutto (shopping, lavoro, svago, cultura) sia raggiungibile in un tempo massimo di 15 minuti a piedi, in bicicletta o con un mezzo pubblico, con un radicale ripensamento della vocazione di ampie aree cittadine ora collocate ai suoi margini periferici, altrimenti destinate – se non s’inverte la rotta oggi intrapresa – allo sterile ruolo di dormitori.

Nel medesimo contesto serve un piano per incrementare ulteriormente la sicurezza stradale sul territorio, ampliando la rete dei mezzi pubblici anche con veicoli a guida autonoma su circuiti dedicati.

Va incentivata e sostenuta l’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificazione e gestione partecipata e integrata degli insediamenti.

 

  1. 1.8.   Trieste, città ad idrogeno

Il nostro Porto è protagonista di una trasformazione energetica in chiave sostenibile, essendosi aggiudicato due progetti europei, rispettivamente miranti (i) all’elettrificazione delle banchine, con l’obiettivo di ridurre le emissioni dei motori delle navi nel porto, e (ii) alla progettazione preliminare di un deposito di stoccaggio di Gnl in Porto.

Quel che si fa nello shipping sarebbe agevolmente replicabile nella mobilità, assecondando lo sviluppo dell’utilizzo dell’idrogeno nell’ambito della decarbonizzazione del settore energetico in Italia e della Hydrogen Strategy europea, e di cui è recente testimonianza il progetto di conversione delle centrali termoelettriche di A2A (tra le quali quella di Monfalcone) da carbone a gas naturale, idrogeno o miscele gas naturale/idrogeno.

L’idrogeno – gas che può essere prodotto direttamente in loco attraverso un processo di elettrolisi dell’acqua e che il Green New Deal europeo ipotizza possa coprire un quarto della domanda energetica europea nel 2050 – sembra infatti avere prospettive e caratteristiche per garantire una mobilità ecosostenibile dell’intero sistema dei trasporti, incluse le nostre autovetture. In particolare se l’energia elettrica proviene da fonti rinnovabili, l’idrogeno ha di fatto un costo ambientale nullo.

Anche con riguardo alla mobilità la nostra amministrazione potrebbe ispirare la propria azione a quanto altri già fruttuosamente stanno facendo nel nostro Paese e all’estero. Prendiamo il caso di Trento, dove l’alimentazione ad idrogeno è utilizzata nel trasporto pubblico locale da quasi un ventennio allo scopo di creare un collegamento alternativo (dal punto di vista dell’alimentazione) tra l’Europa meridionale e settentrionale.

La Provincia autonoma di Bolzano, con il proprio Piano strategico per l’idrogeno inquadrato nel progetto “Brenner Green Corridor“, mira a propria volta a garantire il flusso di traffico sul corridoio tra Italia e Nord Europa e a renderlo più sostenibile per il futuro, grazie alla tutela della biodiversità e al contenimento degli effetti del cambiamento climatico.

Questa lungimirante poIitica ha consentito a Bolzano di realizzare, presso l’accesso alla Merano-Bolzano dell’Autostrada del Brennero, l’unico luogo di approvvigionamento dell’Idrogeno aperto al pubblico in Italia, precursore della realizzazione di due altre stazioni di servizio a idrogeno, che saranno completate dall’ENI entro il 2021 a San Donato Milanese e nella terraferma veneziana, e di altre otto che l’Autostrada del Brennero di accinge a realizzare sulla A22.

Diversi i vantaggi che si realizzerebbero se anche Trieste optasse per una scelta di questo tipo: in primo luogo il miglioramento della qualità dell’aria. Ricordiamo che l’inquinamento da PM10 crea a Trieste un costo sociale pro-capite annuo che, seppur in linea con la media UE (1250 euro), esprime nella nostra città un valore assoluto di 139 milioni, stando ai dati divulgati dall’European public health alliance.

La scelta dell’idrogeno contribuirebbe poi alla tutela dell’ambiente: già oggi l’idrogeno presenta la caratteristica di essere un vettore energetico e una risorsa rinnovabile pressoché inesauribile, in quanto largamente presente in natura sotto forma di acqua.

Se si ipotizzasse di sollecitare il comparto della ricerca e industria triestine verso lo studio e l’implementazione dell’idrogeno verde, ossia dell’estrazione dell’idrogeno dall’acqua attraverso l’elettrolisi, utilizzando energia a sua volta ricavata da altre fonti rinnovabili – come quella solare o eolica – si potrebbe addirittura ipotizzare di realizzare una filiera al 100% virtuosa.

Infine la creazione di una stazione di erogazione di idrogeno nella nostra città consentirebbe di attrarre i turisti sensibili al tema della sostenibilità, rafforzando il ruolo di Trieste quale cerniera della mobilità sostenibile tra l’est Europa e l’Italia.

 

 

2. COMMERCIO E TURISMO

Sospendere per tre anni la tassa occupazione suolo pubblico a carico delle attività commerciali di ristorazione e somministrazione e, in genere commerciali, come contributo del Comune per far fronte al dopo pandemia nonché di rimodulare l’imposta smaltimento rifiuti nei confronti delle medesime attività anche con una modifica del regolamento comunale che, a fronte una riduzione, imponga l’onere alle attività commerciali e ai condomini, di accollarsi la pulizia degli spazi pubblici antistanti.

Migliorare la qualità degli spazi cittadini, primo tra tutti il waterfront da liberare dalle autovetture, e dell’arredo urbano, aumentando ad esempio le panchine, e favorire l’aumento della sicurezza cittadina per il pubblico femminile.

Puntare su eventi di maggior richiamo, razionalizzati in un quadro di marketing territoriale che adegui l’offerta alle esigenze del turismo “post – COVID” e programmati con ampio anticipo, attingendo alle risorse della tassa di soggiorno.

Istituire un soggetto gestore di promozione e marketing a partecipazione mista pubblico – privato per favorire il turismo anche congressuale. Favorire la formazione professionale degli addetti del comparto.

Favorire un più veloce collegamento tra Trieste e Venezia, valorizzando anche la stazione di Villa Opicina, rinominandola Trieste-Nord.

 

 3. SOSTENIBILITA’

3.1. Trieste, città ‘post COVID’

L’argomento prende le mosse da una domanda: i cambiamenti climatici sono una minaccia reale?

Per rispondere occorre prendere atto di come gli economisti indichino nell’instabilità sociale il più grosso rischio globale per i prossimi mesi e anni. Questo rischio è fortemente connesso con i rischi ambientali, con quelli connessi al peggioramento del sistema sanitario e con il crollo culturale di un paese.

Se quella che stiamo vivendo è l’ondata (la seconda) del COVID, la prossima sarà l’ondata della crisi economica e poi arriverà quella, ancora più rilevante, dei cambiamenti climatici.

Su questo c’è molto da fare.

Oltre a sviluppare una mobilità sostenibile e a rivedere il traffico cittadino, aumentando i trasporti pubblici, sarà rilevante ampliare gli spazi collettivi (aperti e chiusi) e procedere alla messa in sicurezza del territorio, anche in previsione di fenomeni di alta marea che saranno sempre più frequenti nei prossimi 20 anni.

La missione per una città sostenibile al 2030 quindi deve puntare a migliorare la qualità dei servizi pubblici e delle infrastrutture fondamentali, avendo come priorità la casa, la scuola, la salute, la mobilità sostenibile e gli spazi collettivi (aperti e chiusi) nonché la rimozione degli ostacoli all’espressione delle capacità imprenditoriali.

Dunque i pilasti su cui concentrare l’attenzione per la gestione e lo sviluppo di una città ‘post COVID’ dovrebbero essere basati (i) sull’investimento nell’istruzione, per rendere gli edifici scolastici più moderni e connessi, (ii) il supporto ai medici di base per favorire lo sviluppo di una solida piattaforma di supporto medico alla popolazione, e (iii) l’incentivazione alla formazione di start up.

 

3.2. Trieste, una ‘smart city’

Con le sue capacità di sviluppare scienza e innovazione, Trieste può diventare una smart city di riferimento in Italia e in Europa. Per arrivarci serve visione, ma anche tanta concretezza e capacità di pianificare, immaginare e costruire un nuovo modello di città.

La tecnologia non è una minaccia, ma una straordinaria opportunità, è un investimento sul nostro futuro e sulla qualità delle nostre vite.

Questi che seguono sono solo alcuni esempi di ciò che potremmo mettere in campo in due anni di lavoro o poco più e che impatterebbe in modo significativo sulla nostra quotidianità, sulla nostra economia, sull’educazione dei nostri ragazzi e sulla nostra salute:

  • gestione della sicurezza: l’uso di tecnologie IOT, big data, machine learning e sistemi interconnessi possono dare un contributo enorme alla gestione della sicurezza sul territorio, agevolando lo scambio di informazioni e aiutando a prevenire eventuali minacce;
  • manutenzione del territorio: tramite piattaforme digitali e una mobile app dedicata, si può incentivare la collaborazione responsabile dei cittadini nella gestione del territorio e nella puntuale segnalazione di problemi, malfunzionamenti, danneggiamenti, guasti o, più semplicemente, nella richiesta di interventi o nuove installazioni, consentendo al tempo stesso alla pubblica amministrazione di programmare, con maggiore consapevolezza, costi e tempi;
  • edifici intelligenti: la pubblica amministrazione può incentivare, accompagnare e pianificare interventi urbani per l’applicazione di tecnologie e sensori in grado di rendere la città e i suoi edifici sostenibili, intelligenti, parlanti, energeticamente efficienti;
  • parcheggi pubblici intelligenti: i parcheggi, la ciclomobilità e i trasporti pubblici devono essere integrati in un unico sistema intelligente in grado di rendere la città più vivibile e meno inquinata e trafficata, favorendo la mobilità elettrica, la pedonalizzazione e la sperimentazione di percorsi dedicati ai mezzi pubblici a guida autonoma;
  • energia rinnovabile: la creazione di smart grid su scala locale può ridurre significativamente i costi e l’impatto delle infrastrutture energetiche, con benefici per il territorio, per i cittadini e per le famiglie: una prima smart grid potrebbe essere da subito realizzata nel comprensorio del Porto Vecchio; inoltre, come già accennato, va incentivato l’uso dell’idrogeno quale vettore energetico;
  • gestione dei rifiuti: una migliore gestione dei rifiuti organici consente di ottenere fertilizzanti e iniettare l’energia prodotta durante il processo di decomposizione direttamente nella rete;
  • gestione delle aree verdi: è necessario restituire spazi alla natura e assicurare un’area verde a tutti i cittadini entro un raggio massimo di 300 metri dalla propria abitazione, con benefici anche a livello estetico: va inoltre valorizzato il Carso con una maggiore cura del territorio e, anche in questo caso, l’applicazione di tecnologie che possano rendere immersiva e totale anche una semplice passeggiata;
  • reti e comunicazioni veloci: il 5G non è una minaccia ma una opportunità: una copertura totale della città consentirebbe trasmissioni sicure e veloci, incentivando la digitalizzazione dei servizi e impattando positivamente anche sulla produttività delle imprese;
  • telemedicina: serve incentivarla sul territorio per alleggerire i carichi e i costi determinati dall’ospedalizzazione e consentire un monitoraggio costante delle condizioni di salute dei cittadini, potendo così migliorare significativamente la qualità della vita.

La tecnologia è una risorsa, e sulla tecnologia serve investire: la tecnologia produce posti di lavoro, sicurezza, educazione, salute, inclusione sociale.

Nel programma di Trieste 2030 è e rimarrà un aspetto centrale.

 

3.3. Trieste, una città ‘Aging-Friendly’

L’Italia è seconda al mondo, dietro al Giappone, per anzianità di popolazione, con quasi il 23% over 65.

La popolazione anziana di Trieste, invece, già rappresenta il 28% del totale, analogamente a quanto accade a Savona e Genova. In queste tre città si inizia a comprendere, per necessità, che prestando agli anziani la giusta attenzione essi divengono una componente fondamentale per la salute della città, la rendono più bella, sicura, pulita, a misura di bambino, ne fanno girare l’economia e rafforzano le relazioni famigliari e sociali.

L’invecchiamento della popolazione è in corso da 60 anni, e secondo l’ISTAT continuerà ad aumentare ancora per i prossimi 40 anni.

Questo fenomeno è iniziato con il baby boom e l’immigrazione degli esuli istriani, fiumani e dalmati dopo la seconda guerra mondiale. Poi con l’aumento del PIL e del benessere degli italiani, l’emancipazione delle donne e il loro ingresso in massa nel mondo del lavoro, è iniziato il calo delle nascite ed è cambiata la struttura della famiglia, non più dunque la “Famiglia S.p.A.”, che per molto tempo è stata la colonna portante della nostra società, ma una struttura limitata al gruppo ristretto di genitori, con in media 1,3 figli a coppia, e nonni. Contemporaneamente il progresso della medicina e della tecnologia e il miglioramento dello stile di vita (sport, tempo libero, dieta equilibrata) hanno determinato un veloce aumento dell’aspettativa di vita, portando le donne a 85 anni e gli uomini a 80.

Con l’aumento dell’aspettativa di vita si è allungata anche la vita lavorativa, allargando la fetta di popolazione attiva.

L’invecchiamento demografico ha e avrà un impatto sempre più significativo sia sull’economia che sulla società. Esso mette sotto stress il sistema previdenziale, pone una sfida difficilissima alla sostenibilità del sistema sanitario (aumento della popolazione con malattie croniche di lungo corso e altissimo costo), cambia la domanda di beni e servizi sul mercato (essendo gli anziani la gran parte della popolazione e tutti con una pensione o con altri redditi) e infine incide sulla composizione della forza-lavoro (perché si lavora quasi fino a 70 anni).

Nel sociale, l’invecchiamento demografico aumenta la dipendenza degli anziani dai loro figli nei periodi di fragilità, ma al contempo aumenta il bisogno dei figli dell’aiuto dei genitori soprattutto con i nipoti. Esso fa emergere inoltre esigenze e opportunità nuove. Se infatti la ridefinizione dei ruoli degli anziani pone l’esigenza di adeguati spazi per il tempo libero nonno-nipote e richiede un’offerta di cultura (teatro, biblioteca, cinema, università  della terza età, mostre) in linea con le aspettative delle persone anziane, l’anziano si staglia in modo sempre più marcato quale risorsa fondamentale per il sistema del volontariato, animatore dei circoli sportivi e ricreativi, sentinella naturale del proprio rione e della città incline a segnalare le situazioni di degrado e abbandono. Ma perché queste prerogative siano valorizzate occorre che la persona anziana disponga di un ambiente sicuro, pulito, privo di barriere architettoniche e di trasporti efficienti, che gli consentano di avere tutti i servizi a portata di mano (rioni autosufficienti e mezzi di trasporto dove servono e quando servono).

Secondo l’ISTAT oggi gli anziani attivi sono l’11,6% e saranno il 18,3% nel 2055. Quindi aumenterà la popolazione anziana, ma aumenterà anche la sua componente attiva, ossia quella formata da persone che lavorano, oppure da pensionati che escono regolarmente, frequentano un circolo ricreativo, sportivo o culturale, vivono la città, i suoi parchi, bar, ristoranti, biblioteche, trascorrono parte del loro tempo nei parchi giochi con i nipotini e via discorrendo.

Un anziano attivo apporta un positivo contributo all’economia e al tessuto sociale della città; un anziano inattivo genera criticità.

L’invecchiamento demografico sarà un problema o un’opportunità di sviluppo per la Trieste del futuro? Sicuramente se non ci curiamo degli anziani e li abbandoniamo la percentuale di inattivi o fragili sarà più alta e ciò ci comporterà seri problemi. Se invece disegniamo una città a misura di anziano e creiamo i presupposti perché la più ampia fetta possibile di popolazione anziana sia attiva, allora coglieremo i benefici economici e sociali che ciò comporta.

Il primo aspetto da valutare concerne la salute dell’anziano.

Oggi, grazie al progresso delle scienze e della medicina di tante malattie non si muore più, ma si vive per dieci o vent’anni con una patologia cronica, che però genera costi estremamente significativi sul sistema sanitario nazionale.  All’incirca il 5% della popolazione (malato grave, con ricoveri in ospedale e complicanze gravi) consuma infatti il 50% delle risorse del sistema sanitario. Il 30% della popolazione (malattie croniche, gestite, senza complicanze gravi) consuma il 40% delle risorse sanitarie, mentre il residuo (con fattori di rischio o capace di curarsi in autonomia) ne consuma il 10% (piramide di Kaiser). Ovviamente gli anziani rappresentano, in proporzione, una porzione particolarmente significativa di questa popolazione.

Quando gli anziani, come accade a Trieste, rappresentano quasi un terzo della popolazione totale, la sostenibilità della spesa sanitaria viene posta seriamente a rischio. Ciò implica la necessità di evitare che un malato non grave diventi – per disattenzione – grave o gravissimo. A questa necessità si fa fronte grazie alla medicina d’iniziativa: Medicina Generale e Cure Primarie sono coordinate dalla direzione Sanitaria di ASUGI per prevenire il peggioramento dello stato di salute della popolazione a rischio, con il risultato di avere una popolazione più sana, quindi più attiva, e un sistema sanitario sostenibile.

Accanto alla medicina d’iniziativa, un ruolo fondamentale per tutelare la salute delle persone anziane consiste nel potenziamento dell’anziano attivo, che si ottiene con una città a misura di anziano, dove questi diventa una risorsa economico-sociale preziosa per la collettività.

La Società ha infatti bisogno di anziani «attivi». Per tenere un anziano «attivo» e per renderlo tale da uno stato «inattivo» bisogna dargli una città a sua misura. Il Comune va perciò stimolato a ripensare la città, in linea con gli obiettivi regionali di ActiveAgingIndex (AAI) e della legislazione regionale (LR22/14: Promozione dell’invecchiamento attivo), rendendola a misura di anziano e a misura di bambino, quindi di famiglia, cioè multi-generazionale.

Le pur lodevoli iniziative del Comune vanno al riguardo ripensate, ponendo mano

  • ad una diffusione capillare di piccoli centri diurni multifunzionali volti a contrastare, specie nelle periferie, l’isolamento sociale e il decadimento psicofisico mediante l’erogazione integrata di servizi;
  • alla creazione di luoghi di incontro, socializzazione e apporto civico sul modello dei centri anziani, strutture associative libere e spontanee ormai presenti in tutto il territorio nazionale, finanziate e regolamentate dagli enti locali e generalmente incentrate sullo svolgimento di attività ricreative o culturali, miranti al coinvolgimento degli anziani nella vita sociale della comunità.
  • al sostegno alla diffusione dell’attività fisico-motoria con finanziamenti ad hoc che premino le partnership innovative tra le associazioni/federazioni sportive e i sodalizi di promozione sociale attivi nella promozione del movimento in età anziana e della prevenzione delle patologie croniche e degenerative;
  • al potenziamento della risposta ai fabbisogni specifici degli anziani a maggior rischio di marginalità sociale, in particolare alle situazioni non in carico del sistema socio-assistenziale, caratterizzate da condizioni di progressivo disagio economico e relazionale legate a difficoltà motorie, perdita della rete familiare e amicale, mancanza di risorse finanziarie, ecc.;
  • al perseguimento di interventi di domiciliarità innovativa tramite progetti territoriali che promuovano soluzioni coabitative generazionali mirate a incentivare la permanenza degli anziani in contesti familiari “artificiali”, privilegiando la localizzazione residenziale nei centri cittadini al fine di favorire l’accesso ai servizi sanitari e socio-assistenziali, ai mezzi pubblici e ai luoghi di consumo (caffè, gelaterie, negozi, ecc.) e socializzazione ricreativa e culturale (es. circoli, teatri e cinema).

 L’anziano è un fruitore di tecnologia sempre crescente. La Smart City è una città in cui la tecnologia e la connettività è immanente nell’ambiente cittadino (bus, locali pubblici, parcheggi, piazze…) e permette sia al tessuto produttivo sia alla cittadinanza tutta di beneficiarne. Trieste Smart City vuol dire però anche potenziamento dei servizi agli anziani, mediante il sostegno alla creazione di programmi (da parte di INSIEL o simili), da rendere disponibili attraverso una domotizzazione delle abitazioni degli anziani, per lo svolgimento di controlli sanitari in collegamento telematico (es. misurazione della pressione o del battito cardiaco) e per la fruizione di servizi di assistenza e protezione sociale quali l’eHealth, la teleassistenza e la telemedicina.

Non sfugge il fatto che diversi tra queste iniziative – laddove assicurano continuità assistenziale, integrando l’ospedale e il territorio grazie ai servizi a domicilio prestati dal distretto e dai servizi sociali, che fanno uso di telemedicina, telesoccorso e telecontrollo, con meno spostamenti dell’anziano fragile e meno accessi impropri alle strutture ad alta intensità di cura –  consentirebbero di realizzare un altro asse fondamentale per arginare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, ossia la protezione della persona fragile.

Questi obiettivi, assieme al potenziamento della mobilità e dei trasporti urbani intelligenti, affinché i mezzi pubblici siano disponibili dove servono e quando servono, e alla cura all’eliminazione delle barriere architettoniche, consentirebbe a Trieste di divenire davvero una città a misura di anziano e, contemporaneamente una città a misura di bambino, quindi di famiglia, ossia una città autenticamente multi-generazionale: una città dove tutti vorrebbero vivere!

 

3.4. Trieste, una città per i giovani

Formazione e aiuto alla ricerca di lavoro per i giovani.

Integrare, fin dalla scuola primaria, lo studio delle lingue straniere valutando con le realtà scolastiche le forme, anche aggregate, di corsi aggiuntivi nonché delle competenze informatiche e digitali.

Contribuire alla ricerca di opportunità di lavoro per i giovani puntando alla realizzazione di nuovi spazi di coworking (ambienti lavorativi condivisi) o fab lab (piccoli laboratori digitali), con l’apertura di sportelli informativi nelle università e nei centri di aggregazione, con l’organizzazione di momenti di approfondimento sulle normative e sulle opportunità accessibili sul territorio, lavorando in sinergia con i centri per l’impiego, le associazioni di categoria, le rappresentanze sindacali, le aziende e fornendo consigli utili per l’avvio all’impresa e al crowdfunding (ricerca di finanziamenti diffusi) e per indirizzare la formazione professionale verso le opportunità d’impiego offerte dal mercato locale.

Favorire la realizzazione di una rete dedicata ai giovani per la condivisione di idee, progetti e opportunità di lavoro anche favorendo l’accesso al servizio civile stimolando l’adesione di Enti che operano sul territorio comunale per la presentazione di progetti coordinati.

Promuovere una campagna promozionale per evidenziare le opportunità offerte dal lavoro artigianale e il suo valore sociale.

 

 

4. URBANISTICA

La Qualità Urbana, in moltissimi Paesi e città oggi molto competitive e attrattive, non è vista come un fattore estetico -un abbellimento che migliora semplicemente la vita dei cittadini- ma è uno dei principali fattori di spinta dell’economia e dello sviluppo. Possibilità di investimenti e capacità di attrarre capitali vengono smistati nell’economia globale che permette di scegliere dove investire, anche e soprattutto per la capacità dei luoghi di offrire qualità e del sistema amministrativo di formulare bandi e percorsi innovativi e certi.

La Qualità dello spazio, il comfort urbano e la capacità di essere innovativi nei processi sono diventati temi al centro di politiche di attrattività di competenze e risorse umane che, mai come oggi, fanno scelte legate alla qualità della vita, dei servizi e del proprio comfort di vita. 

Mai come nell’epoca odierna, in cui il lavoro sta cambiando velocemente e la possibilità di delocalizzare le risorse umane sta diventando così potente, ci sono opportunità immense per Trieste.

Per questo è decisivo che nei prossimi anni si creino occasioni per aumentare la qualità della vita e degli spazi della città: parchi, verde di quartiere, servizi smart (e anche sani standard molto tradizionali) che diano un volto nuovo alla città, fatto anche di quei servizi, quelle piazze, giardini, parcheggi che vediamo quando passeggiamo per Vienna, Berlino, Barcellona, e oramai anche a Lubiana, per restare ad un posto vicino a casa nostra che in vent’anni ha fatto passi da gigante con mezzi paragonabili ai nostri o fors’anche inferiori.

Per conseguire questi obiettivi proponiamo a chi si candida ad amministrare la nostra città otto progetti pratici:

 

4.1.   Trieste, una città ‘verde’

Il primo punto programmatico che dovrà impegnare la futura amministrazione comunale dovrà essere quello di puntare sulla qualità urbanistica e architettonica delle città garantendo un’adeguata dotazione di infrastrutture verdi urbane e periurbane con una particolare attenzione per  assicurare una buona qualità dell’aria che implica sia rendere più sostenibile la mobilità urbana, ampliare le zone pedonali, e operare, d’intesa con l’Autorità Portuale, per assicurare l’abbattimento dell’inquinamento delle navi che attraccano nel porto.

“Piante e aree verdi sono scomparse dai centri abitati per decenni, portando a un peggioramento della qualità dell’aria e alla formazione di isole di calore estremamente dannose per il microclima cittadino”

“Stiamo perdendo spazi comunitari: si può guadagnare molto dal re-imboschimento, non solo a livello ambientale ma anche sociale. La natura non fa bene solo all’economia, ma anche alla psiche”

Piantumazione di piante insieme allo sviluppo di orti, spazi sportivi e fitness all’aperto e percorsi pedonali.

Verifica e modifica delle norme urbanistico/edilizie e del regolamento edilizio per consentire la realizzazione di boschi verticali e l’utilizzo, ove possibile, dei tetti delle case anche per la piccola produzione.

I principali obiettivi strategici dovranno essere quelli di puntare sulla rigenerazione urbana e rafforzare la tutela del suolo ed estendere la riqualificazione, il recupero e la manutenzione del patrimonio edilizio esistente con un puntuale inventario, rione per rione del patrimonio disponibile e per la valutazione di un suo utilizzo principalmente sociale e collettivo ma anche per favorire l’insediamento di nuove attività di carattere economico.

Fra le linee di indirizzo si ritiene vada ulteriormente sviluppata la prevenzione e il riciclo dei rifiuti verso un’economia circolare e la gestione dell’acqua come risorsa strategica intervenendo sulle reti.

Inoltre fra gli indirizzi prioritari del Comune, nella gestione degli approvvigionamenti energetici e degli immobili di proprietà o per i quali è presente un onere di gestione particolare attenzione dovrà essere prestata all’abbattimento delle emissioni di gas serra, alla riduzione dei consumi di energia, al possibile sviluppo e/o uso da fonti rinnovabili.

 

4.2.   Riqualificare il Carso

Utilizzando la normativa forestale nazionale e regionale per avviare la ricomposizione fondiaria delle aree del Carso Triestino anche per un loro utilizzo, compatibile con le indicazioni urbanistiche e paesaggistiche, a fini produttivo agricoli e ricreativi. Riqualificazione dei percorsi pedonali e delle aree di sosta a scopo ricreativo e sportivo.

 

4.3.   Protocollo standard per appalti e lavori pubblici

Sviluppare uno studio delle migliori procedure di assegnazione e appalto dei progetti e dei lavori pubblici per creare un protocollo standard che dia stabilità normativa a chi lavora e permetta di selezionare progetti e realizzare opere di qualità, mettendo al centro l’innovazione, la ricerca e la competenza.

 

4.4.   Programma ’10 piazze e spazi aperti’

Sviluppare un programma di 10 piazze e spazi aperti, incentrato soprattutto su quartieri periferici, da realizzarsi entro 5 anni, a partire da vere necessità del territorio: una Piazza per Servola che va oggi ripensata, un progetto per gli spazi aperti di Via Flavia, una piazza con servizi per Altura, un nuovo sistema di verde e spazi di relazione per Rozzol, che coinvolga il complesso di Melara, una nuova Piazza per San Giovanni e via discorrendo.

 

4.5.   Periferie

Continuare nella riqualificazione e riorganizzazione del patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale, anche con un suo incremento con l’obiettivo di contribuire alla rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati, anche attraverso la rigenerazione del tessuto urbano e socioeconomico; la finalità è il miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza dei luoghi urbani e della dotazione di servizi e delle infrastrutture urbano-locali  e la riqualificazione di aree e spazi già costruiti, soprattutto ad alta tensione abitativa, incrementando la qualità ambientale e migliorando la resilienza ai cambiamenti climatici.

Ripensare alla città degli “spazi aperti” anche con l’abbattimento di edifici non riqualificabili o riutilizzabili.

Una fase sperimentale potrebbe iniziare da Roiano già interessata ad una fase di concreta riqualificazione con i nuovi servizi e aree verdi previste dal progetto di riuso dell’ex caserma e potrebbe diventare la zona d’avvio per l’individuazione e l’utilizzo di modelli e strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano nonché di processi partecipativi.

 

4.6.   Agenzia immobiliare per la gestione del patrimonio comunale

Costituire un’Agenzia, che pur mantenendo forte o totale controllo pubblico, possa gestire con criteri e modalità privatistiche il tantissimo patrimonio inutilizzato del Comune. Il fatto che non si sia ancora riusciti a venderlo o cederlo non dipende da incapacità degli amministratori, quanto piuttosto dal fatto che essi dispongono di strumenti antiquati e non attrattivi per gli investitori. Sull’esempio di realtà nate in molti comuni italiani e di tantissime città estere, proponiamo la costituzione di una vera immobiliare che agisca con forza e logica di mercato per sbloccare e mettere a rendita un patrimonio che è oggi un costo.

 

 

4.7.   Piano strategico di sviluppo urbano

Vediamo spostarsi progetti strategici di qua e di la, piscine che vagano per la città, centri culturali, acquari, musei, attrazioni importanti e positive che passano da destra a sinistra, da Barcola a Servola senza un disegno strategico.

Allo stesso tempo vediamo i cultori dei grandi piani strategici che organizzano convegni a spiegare che non va bene niente e proporre poco altro.

Serve un soggetto che abbia un mandato chiaro che metta ordine, partendo da logiche economiche e non politiche, tra le tante idee che sono da decenni sul tavolo senza che si vedano risultati.

Un tavolo che abbia un tempo massimo di svolgimento e uno staff di facilitatori e sviluppatori di idee (lo fanno a Berlino, Vienna, Copehagen, ma anche in città molto più piccole come Stoccarda, Siviglia, perché non si possono copiare le buone prassi?). Un tavolo che ascolti rapidamente tutti e faccia una sintesi gettando le basi per un Piano Strategico di sviluppo. 

 

4.8.   Parcheggi e mobilità

Invochiamo una vera riflessione sui parcheggi e la mobilità. Che piaccia o no, che sia giusto o meno, il mondo sta cambiando velocissimo e la sfida dei trasporti e della logistica è alla base oggi dell’economia mondiale, così come l’interesse per gli stili di vita legati ad una mobilità più lenta e sostenibile.

L’avvento dei veicoli a guida autonoma e la trasformazione del rapporto con le vetture (da beni di proprietà a oggetto di un servizio) comporterà un cambiamento radicale non solo nell’utilizzo delle strade, ma anche degli spazi adibiti a parcheggio.

Ci sono due modi per affrontare questi cambiamenti: per inerzia, 15 anni dopo tutti gli altri, o avendo il coraggio di guardare cosa fanno le città oggi più interessanti che attraggono persone di qualità, come Bruxelles o San Francisco, dove da anni sorgono spontaneamente i “parklet”, ossia luoghi per la socializzazione dei residenti, frutto della trasformazione di spazi stradali sottoutilizzati.

 

 

5. SPORT E CULTURA

 

5.1. Trieste, Città per lo sport

L’anima sportiva della città di Trieste è parte integrante del suo DNA, un DNA che tocca trasversalmente tutta la società civile, dai bambini agli anziani, senza distinzioni di genere.

In una città del futuro, dove molte attività potranno essere svolte da remoto, digitalmente, senza uscire da casa, lo sport resterà un elemento bisognoso di spazi dedicati.

Un progetto che desideriamo mettere a cuore di chi amministrerà in futuro la città consiste nell’attrezzare delle aree per aumentare gli spazi riservati alle diverse discipline sportive, creando anche – ispirandosi alle buone prassi attuate da altre metropoli italiane ed estere – una Cittadella dello Sport con la riqualificazione di aree inutilizzate.

Un’ipotesi, che già in passato è stata lodevolmente affacciata, è collocarla presso il terrapieno di Barcola, ma nulla vieta di pensare che essa possa essere localizzata nel quartiere vocato alla socializzazione cui abbiamo fatto cenno all’inizio, parlando di porto.

Un progetto di questo tipo può costituire un’opportunità sostenibile per aumentare l’attrattività di Trieste sia come meta turistica che quale città ideale dove vivere.

 

 

5.2.   Trieste, Città della Musica

Trieste, anche grazie alla presenza del proprio Conservatorio, vanta un fortissimo legame con la musica classica.

Il vasto patrimonio artistico su cui poggia tale legame spazia dalla Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi, teatro di produzione oltreché di esecuzione, a realtà che vantano una grande tradizione nella realizzazione di concerti, prima tra le quali la Società dei Concerti di Trieste, istituzione operante nel settore della musica da camera tra le più importanti d’Italia, che da oltre novant’anni attrae nella nostra città gli artisti più acclamati del panorama cameristico internazionale.

Attorno a queste istituzioni esiste una costellazione di altre realtà (Chamber Music, Wunderkammer,  Lumen Harmonicum, per citarne alcune) che rendono viva e plurale l’offerta musicale cittadina.

Non meno vivace è il contesto jazzistico, con una vasta platea di competenti fruitori.

Occorre tuttavia prendere atto che la nostra città non dispone di un adeguato spazio dedicato all’ascolto della musica da camera e della musica jazz, mancanza non priva di conseguenze sulla qualità della programmazione.

L’amministrazione comunale va dunque stimolata a valorizzare uno spazio esistente (si pensi alla Sala Tripcovich o all’Auditorium della Questura), rendendolo nuovamente fruibile, o a realizzarne uno nuovo, che possa divenire l’auditorium per la esclusiva fruizione della musica classica e al jazz, e a favorire la costituzione di una Fondazione deputata alla sua gestione.

Ciò beneficerebbe non solo la vasta platea dei fruitori di tali generi musicali, ma arricchirebbe l’offerta turistica della nostra città, con ricadute immediate sull’economia cittadina.

 

5.3.   Trieste, Città dell’Arte

A fianco dello sviluppo e della razionalizzazione delle strutture culturali della città, anche come attrattori del turismo, stimolare la presentazione di nuovi progetti di arte urbana sia  negli spazi pubblici che in quelli privati disponibili dagli operatori del territorio anche economici che potrebbero diventarne gli sponsor.

Individuare i muri liberi per la realizzazione di murales e le procedure per autorizzarli.

Favorire, individuando gli spazi e le forme possibili di sostegno, promozione e divulgazione, e attività artistiche dei tanti che, anche come crescita culturale personale, si dedicano alle arti figurative, alla fotografia, alla musica e alla produzione letteraria comprese le nuove espressioni del mondo giovanile.

 

  

6. CITTADINI E AMMINISTRAZIONE

6.1. Dalle Circoscrizioni ai Quartieri

Rimodellare il rapporto tra l’amministrazione e la comunità attorno al concetto di condivisione degli obiettivi, dei programmi e dei progetti che servono per realizzarli, ponendo al centro di questo rapporto il quartiere, quale luogo identitario e di appartenenza.

Il modello di collaborazione tra Comune e Comunità si dovrà basare su un accordo in cui tutti gli attori sono co-responsabili dei risultati di innovazione e miglioramento decisi insieme. L’obiettivo è costruire una città più sostenibile e intesa come bene comune e come risposta al venire meno del modello di partecipazione e decentramento basato sulle Circoscrizioni comunali che vanno ampiamente riviste nei loro poteri e come modello di partecipazione assegnando un budget del bilancio comunale per spese e investimenti che andranno decisi con una procedura di coinvolgimento della popolazione residente per rendere il quartiere nuova unità di misura della municipalità.

Il mancato ruolo delle Circoscrizioni e la crisi della rappresentanza delle forze politiche ha creato una frattura fra i cittadini e le amministrazioni comunali.

Riteniamo vadano ripensate forme più adeguate di partecipazione, partendo dai quartieri, per dare vita al programma di città collaborativa.

Pensiamo che l’appartenenza al proprio contesto di vita e alla comunità di riferimento, la conoscenza delle criticità rionali e lo stimolo alla collaborazione possa favorire lo sviluppo di un approccio collaborativo.

La prossimità di una presenza istituzionale e di un rapporto costante con le realtà associative delle diverse zone di Trieste può favorire gli scambi, le relazioni e, molto spesso, anche l’accesso ai servizi e alle opportunità, sia come cittadini-utenti che come fornitori.

L’implementazione dei servizi a livello locale e la loro prossimità limita gli spostamenti, favorisce il tempo di vita, avvicina la fruizione della città alle esigenze delle persone e alla tutela dell’ambiente.

La prossimità favorisce la realizzazione di progetti innovativi, perché basati sull’ascolto del contesto, e collaborativi, perché incamera le risorse che si possono esprimere a livello locale. Si può iniziare, in via sperimentale, da un quartiere periferico per valutare se poi possano essere moltiplicate in altri luoghi della città.

Il concetto di comunità di quartiere a cui ci si riferisce comprende tutti: cittadini singoli, residenti o domiciliati, italiani o stranieri, e associazioni di cittadini, in qualunque ambito operino; attività imprenditoriali o commerciali, singoli professionisti e competenze di qualunque ambito disciplinare; enti pubblici o comunque organizzazioni che possano avere un ruolo nel suggerire, progettare, realizzare e validare un’attività profit o no profit. L’importante è che la comunità sia quota parte del progetto, come titolare e come beneficiario finale.

L’obiettivo, nei percorsi di collaborazione, è di affrontare le sfide del quartiere ma anche quelle della città: come migliorare la mobilità, come potenziare i servizi per le fasce deboli della popolazione, come curare il territorio o come potenziare le infrastrutture e i servizi anche utilizzando processi digitali. Per migliorare la vita nei quartieri possiamo fare molto, in ambiti diversi. Perché i cittadini, le associazioni, le imprese, le scuole, le istituzioni della ricerca e della conoscenza sono soggetti competenti e determinanti per realizzare la città come bene comune, diventando protagonisti di progetti in grado di dare risposte a diversi tipi di problemi o esigenze.

 

6.2.   Trieste capoluogo d’area

La città non è solo il capoluogo del Friuli Venezia Giulia ma, idealmente, il capoluogo del Carso a noi vicino, compreso il Carso Sloveno, e dell’Istria.

Può offrire a tutta l’area servizi compresi quelli del tempo libero, culturali, sanitari e commerciali anche per i giovani dei paesi vicini.

Il Comune dovrebbe implementare la riconoscibilità linguistica dei servizi offerti e coordinare una migliore efficienza del servizio pubblico di trasporto transfrontaliero e stimolare, d’intesa con la CCIAA la promozione della città aperta, capace di essere partner di progetti europei d’inclusione transnazionale.

Dovrebbe dialogare con l’Università per verificare le condizioni per aumentare la presenza di studenti stranieri, provenienti dall’area dei Balcani e dal Mediterraneo orientale valutando di mettere a disposizione parte del patrimonio pubblico abitativo per la loro accoglienza.

 

6.3.     Una nuova struttura burocratica per il Comune del 2030

In vista degli appuntamenti e delle prospettive della città va riorganizzata la struttura burocratica del Comune con l’implementazione delle capacità professionali dei dirigenti e con una scelta di assessori che, nel rispetto delle diverse funzioni di indirizzo e di gestione, possano rappresentare effettive capacità di promozione e di coordinamento degli uffici.

 

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